Un piccolo testo sulla mia vita - Oriana Betancourt

Come misurare la vita? Sembra una cosa semplice e complicata allo stesso tempo. Alcune persone misurano la vita negli anni, altre con i successi, con i momenti di felicitá. Io misuro la mia vita con i momenti della paura, quelle volte in cui sono cosí spaventata che non mi posso muovere sono importanti per me. Questo puó sembrare pazzesco, ma non lo è, almeno non per me, perché la paura rappresenta un ostacolo importante nella mia vita e superare questo significa per me il più grande successo. Prima di continuare, devo fermarmi per chiarire che la mia vita è abbastanza comune. Quindi non posso raccontare storie incredibili in cui supero i timori abissali, ma posso contare su come ho superato le mie paure che anche se potrebbero essere piccole, sono state giganti per me.

Sono nata nel 1996 a Puerto Ordaz in una famiglia piena di amore formata da mia nonna, mio nonno, la mia piccola zia, mia madre e io. Sono stata chiamata Oriana grazie alla mia grande bisnonna che era ancora viva.

“Voglio che il suo nome sia Oriana. Come l’oro” mi raccontava sempre mia nonna mentre ricamavano. “Non voglio nomi strani. Qualcosa di bello e semplice” Non c'era un’altra parola. E così hanno scelto il mio nome.

Da bambina ero una ragazza abbastanza protetta e paurosa. Preferivo trascorrere il tempo con mia nonna o colorare un quaderno che trascorrere il pomeriggio a giocare con i bambini del vicinato. Spesso, mia madre mi faceva giocare con i bambini. Io piangevo sempre e le chiedevo di guardare la TV. Lei rifiutava e io piangevo di più fino a quando non notavo che non aveva cambiato la sua decisione e poi io uscivo a giocare con i bambini senza speranza. Entrambo sapevamo che stavo per essere graffiata, sudata, disordinata ma felice. Forse è per questo che mi faceva giocare con i bambini. Perché alla fine, lei sapeva che avrei avuto un divertente pomeriggio.

Potremmo dire che quella era la mia prima paura: lasciare casa mia. Ma pensando attentamente alla mia infanzia, la mia prima vera paura era molto prima di quella. Fu quando avevo 5 anni. Quel timore era mia madre.



Primo capitolo: Come ho sconfitto il mostro della notte


Quando ero piccola, passavo tutto il tempo con mia nonna. Camminavo con lei al parco, infornavamo biscotti e leggevamo libri insieme. Lei era la mia grande influenza: il mio modo di parlare e i miei hobby venivano da mia nonna.

D'altra parte, mia madre era per me l'opposto, lei mi faceva paura. Questo accadeva perché mia madre lavorava tutto il giorno e io non potevo vederla spesso. Lei era a casa solamente nella notte ed aveva sempre un cattivo umore. Se non finivo i miei compiti a tempo, mi rimproverava e come ero molto paurosa piangevo sempre. Nella mia mente infantile, mia madre era un mostro che appariva solo di notte. Anche, mi posso ricordare che una volta mi sono nascosta sotto il mio letto in modo che la mia mamma non mi vedesse. Solo la voce di mia nonna mi ha fatto uscire dal mio nascondiglio, perché mia madre mi spaventava tanto. Forse quella era una delle ragioni per cui stavo cercando di essere una buona ragazza: per impedire a mia madre di rimproverarmi.

Ho avuto quella paura tremenda a mia madre fino a quando avevo circa 8 anni.

Non avevamo molti soldi e mia madre manteneva le mie spese da solo con il suo lavoro. Lei lavorava tutti i giorni dalle 4 dalla mattina alle 20 dalla notte. Tutto quello che guadagnava lo usava per comprarmi cose, lei non comprava mai cose per lei. Così, un giorno lei decise di comprarsi un profumo costoso per il suo compleanno. Arrivò molto felice a casa e lo mostrò a mia nonna: era un bel profumo Carolina Herrera 212, il suo primo profumo costoso. Io sentivo molta curiosità di vedere il regalo di mia madre, ma io non ho detto niente perché avevo paura e ho deciso di vederlo quando mia madre non era a casa.

Il giorno dopo, mia zia, Jeanhet, e io siamo entrate nella camera da letto di mia madre. Lei prese il profumo e mi lo mostrò. L'ho tenuto nelle mie mani: era una piccola e pesante bottiglia di vetro, di forma rotonda e con una copertura in metallo magnetico. Era bellissima.

Con attenzione, ho cercato di tornarlo al suo posto. Ma, come era piccola e che non sapevo nulla di fisica, ho messo la bottiglia orizzontalmente sul comò della mia mamma. Sentii solo il rumore del vetro rompendosi. Un profumo intenso riempì la stanza e sono stata paralizzata.

Mia madre entrò violentemente nella stanza. Quando vide la bottiglia rotta, si sedette sul letto e cominciò a piangere. Io cercai di scusarmi ma lei mi vide solo con un duro sguardo e mi gridò di andare via.

Quindi, io corsi nella mia camera. Solo pensavo che mia madre mi odiava. Io ho pianto per due ore quando mia madre entrò nella mia stanza e si sedette sul letto. Pensavo che mi avrebbe gridato o punito, ma al contrario mi abbracciò. Mi ha scusato e mi ha detto che mi amava sopra tutte le cose. Ma che dovevo essere più attenta la prossima volta. Io ero attonita, non me lo aspettavo affatto. Per me, lei era una donna amara di cattivo carattere che solo voleva che fossi perfetta senza importare come io mi sentissi, cioè, che lei non mi amava. Ma quando ho capito che l’aveva fatto male e nonostante questo, lei mi ha trattato solamente con amore, io ho scoperto che mia madre non era un mostro, invece, lei era una persona amorevole che semplicemente non sapeva come esprimersi.

Così dopo quel giorno, non avevo mai paura di mia madre. In fatti, ogni giorno mi svegliava alle quattro della mattina per vedere mia madre andare al lavoro. Non era più il mio mostro della notte, ora non vedeva l'ora per che lei tornasse a casa.




Secondo capitolo: essere te stesso è la migliore cosa che puoi essere


Sono stata sempre diversa dalle persone intorno a me. Da quando ero piccola lo sapevo, spesso preferivo leggere un libro che giocare con gli altri bambini, non parlavamo allo stesso modo e fare amicizia era molto difficile per me. Ho pensato che quando crescessi, sarei stata più simile agli altri o avrei trovato delle persone che mi capissero. Però passarono gli anni, ho raggiunto la mia adolescenza e mi sentivo ancora diversa e disagevole.

Tutto è peggiorato quando sono entrata nelle medie. Sembrava che tutti sapevano come adattarsi eccetto io. Non avevo gli stessi gusti dei miei compagni di classe: la maggior parte di loro andavano spesso alle feste mentre io passavo tutto il mio tempo nell'orchestra perché insegnavo nell'asilo musicale ed ero il concertino dell’orchestra giovanile. Io avevo alcuni amici lì, ma nella scuola non sentivo di averli perché non ero onesta con loro.Sempre facevo finta che mi piacessero le stesse cose che gli piacevano solo perché avevo paura. Avevo paura di non essere accettata dagli altri e non avere amici.

Ho finto di essere un’altra persona per molto tempo fino a quando ho incontrato Marla. Lei aveva quindici anni mentre io avevo tredici. La conoscevo dall’orchestra ma non avevamo parlato molto fino a un giorno io guardavo il mio telefono e casualmente ho detto a voce alta “questo è abbastanza strano” “che cosa?” mi domandò lei che era seduta accanto a me sulla panchina. Senza pensare ho risposto “questa firma è strana. Guarda!” e le ho mostrato il mio telefono.Questa firma diceva “3l c0l30 3$ m1 p4ss10n” era aggiunta in un messaggio di testo che un ragazzo mi ha inviato. Non mi piaceva questo tipo di "scrittura" perché mi sembrava molto brutto ma non l'ho mai detto perché tutti in quel momento scrivevano così. Sorprendentemente lei ha affermato che, in fatti, quella forma di scrivere era molto brutta e che lei preferiva scrivere bene. Abbiamo parlato per circa due ore quando abbiamo notato che avevamo molte cose in comune. Da quel giorno fino ad ora siamo state migliore amiche.

In quel momento della mia vita, passavo molto tempo con Marla. Parlavamo di libri e serie di TV che ci sono piaciute, mi sentivo finalmente accettata. Un giorno, lei mi ha chiesto perché io ero differente quando ero nel liceo che quando ero con lei. Così ho deciso di raccontarle mi paura di non essere accettata per gli altri. Lei mi ha consigliato di dirle alle persone la verità su me. Questo mi ha dato il coraggio per parlare con i miei amici e il risultato fu diverso allo che pensavo che poteva succedere: loro mi hanno accettato e mi hanno detto che non stava male essere differente. Tutto questo tempo mi sono trattenuta di essere me stessa quando il mio unico ostacolo erano le mie paure e insicurezze.

Con questo ho imparato ⎯e continuo a farlo oggi giorno⎯ che la persona che sono è sufficiente. Se una persona mi rifiuta per mi forma di essere quindi è il suo problema non il mio. Ora sapevo che i miei amici mi apprezzano per quello che sono e non per quello che sembro essere.




La Paura di stare da sola


Tutta la mia vita sono stata circondata da persone che amo: famiglia, amici. Mi sono sentita sempre protetta da loro. Per questa ragione fu difficile lasciare la mia casa e vivere da sola a un’altra città lontano da dove la mia famiglia viveva. Avevo diciassette anni quando ho preso quella decisione. Mi posso sempre ricordare che mia madre e mia nonna non erano d’accordo con quello. Mia madre voleva che io studiasse ingegneria dei sistemi ma quella non era la mia passione. Dal momento che potevo ricordare, la musica e le lingue avevano fatto parte di me e finalmente poteva realizzare il mio sogno anche se era lontano dai miei cari.

Per un attimo, pensai che non avrei successo finché un amico di mia madre non fosse intervenuto inaspettatamente:

—Lasciala andare—disse lui un giorno— Vuoi che lei viva con i rimpianti? Se quello è pensato per lei, accadrà e se no, non accadrà.


Una settimana dopo io e mia madre ci siamo imbarcati su un volo per Merida. Avevamo già trovato una residenza. Quindi siamo arrivati un venerdì direttamente lì.


Mia madre solamente mi poteva accompagnare due giorni per il suo lavoro. Quindi quei giorni ci siamo dedicati a comprare cibo e conoscere i dintorni. Alla fine di quel tempo mia madre lasciò senza me. Quella fu la prima volta che mi resi conto di essere completamente sola in una città che non conoscevo. Piansi i primi giorni fino a quando non mi addormentavo. Finché un giorno qualcuno bussò alla porta. Era una ragazza che viveva nella residenza, il suo nome era Angela. Lei mi domandò come mi sentivo. E mi disse che non era da sola che potevo passare il tempo con le altre ragazze.

Quella fu la prima amica che ho fatto a Merida.

Passarono i giorni e anche se mi mancava la mia famiglia, sono stata poco a poco felice a Merida. Non mi sentivo sola.

Per quel tempo ho conosciuto una persona molto importante non solo per questa storia, ma nella mia vita in generale: Luis.

Luis era un ragazzo introverso con gli occhi più espressivi che ho conosciuto in tutta la mia vita. L’ho conosciuto nel corso di preparazione per l'esame di ammissione. La prima cosa che catturò la mia attenzione fu come comunicava tutto con i suoi enormi occhi marroni. Quando non sapeva una risposta, quando qualcosa lo eccitava io potevo leggere quello chiaramente nei suoi occhi e quando parlavamo era meraviglioso perché avevamo molti gusti in comune.

Mi sono rifiutata di pensare che mi stavo innamorando. Non lo conoscevo, e molto recentemente ho avuto una relazione difficile. Ma ciò accade spesso rispetto all'amore, ti rendi conto che sei in pericolo di cadere quando non c'è altra opzione. Così sono caduta fortemente. Mi sono innamorato di lui e lui di me.

Eravamo senza famiglia in quella città ed è per questo che ci sosteniamo a vicenda. Imparammo come diventare adulti insieme. Tutto era molto bello e non ho mai pensato che questo sarebbe accaduto.

Passarono gli anni e le cose stavano cambiando. La Oriana e il Luis che hanno iniziato la relazione non esistevano ma e come tutti anticipavano, la fine di quella relazione è venuto.

Era di nuovo sola e alla fine capii che non aveva mai superato quella paura, invece, solo avevo utilizzato il suo supporto non per sconfiggere il timore di essere da sola ma per eluderlo. Quando ho capito che ero di nuovo da sola, mi ha fatto cadere in una profonda depressione e sebbene avessi il sostegno di molte persone, non sentivo che fosse giusto appoggiarmi a loro. Ora mi stavo isolando dal mondo intero. Ma questa volta non avevo intenzione di lasciarlo andare temporaneamente. Dovevo trovare un modo per superare definitivamente quella paura ed è successo.

Non mi posso ricordare quando è successo ma mi posso ricordare come si sentiva. Un giorno imparai che no ero da sola e che non sarei mai sola per una ragione molto semplice: ero con me stesso e quello doveva essere sufficiente. Così capii che la mia paura non era essere da sola ma dovevo affrontarmi, con tutti quei difetti che volevo tanto dimenticare.

Nel momento in cui ho iniziato ad accettare me stesso e ad amare me stesso. La mia paura è scomparsa. E così sconfissi il mio timore di essere da sola. 


 

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